Scoprire Lisbona attraverso espressioni idiomatiche che richiamano a reali questioni storico/urbanistiche.

Come accennato in un precedente articolo, il portoghese è parlato in ogni continente (con una presenza più o meno marcata) e si veste di proprie specificità dettate dalla cultura del Paese nel quale si è diffuso ed evoluto. Nella sua variante europea (quindi il portoghese parlato in Portogallo, per intenderci) esistono delle espressioni idiomatiche la cui origine è sottoposta a un vincolo geografico ancora più stringente: non solo si tratta di espressioni utilizzate solo in Portogallo, ma nate nello specifico a Lisbona.

Alcune di queste espressioni sono conseguenza di avvenimenti storici, altre legate allo sviluppo urbano della capitale portoghese, altre ancora agli usi e costumi del popolo lisbonese (informalmente e sarcasticamente chiamati alfacinhas, ma di questo parleremo in un altro articolo). Di queste espressioni ne raccogliamo qui tre, per conoscerle ma soprattutto per svelare qualche curiosità sulla capitale di un Paese che è fu prospero Impero.
Il primo gruppo è formato da quelle espressioni tipicamente lisbonesi che nascono in seguito a un catastrofico evento noto come il Grande Terremoto di Lisbona, avvenuto nel 1755: terra, fuoco e acqua si sono scagliati sulla città cancellando il suo aspetto e regalando alla Baixa, il centro storico, il volto che noi conosciamo oggi, per opera del Marchese di Pombal, primo ministro dell’epoca, che ancora oggi vigila sulla Baixa dall’alto della sua statua posta in cima ad Avenida da Liberdade.

La scossa, l’incendio e il maremoto devastarono la città fino alle porte dell’odierno quartiere Campo de Ourique, che rimase pressocché intatto. Si salvò per un capello, diremmo noi. Ebbene, a Lisbona possiamo esprimere questo stesso concetto dicendo “Resvés Campo de Ourique”, ovvero “ad un passo da Campo de Ourique”.

Un’altra espressione legata al Grande Terremoto vede come protagonisti due edifici, uno tutt’oggi meta turistica: i conventi do Carmo e da Trindade. Il primo è ben noto per la sua struttura rimasta pressocché intatta ma con la caratteristica volta a cielo aperto (come l’Abbazia di San Galgano, vicino Siena). Ebbene, in preda al panico, pare che riecheggiasse tra le macerie il grido della popolazione “Caiu o Carmo e a Trindade”, sono crollati i conventi! Quell’espressione ancora oggi è in uso per esprimere lo sgomento relazionato a un evento drammatico, imprevisto o caotico.

Lasciamoci alle spalle le tragedie e passiamo all’urbanistica. Sareste in grado di far passare un elefante per la cruna di un ago? Se la risposta è affermativa, allora riuscirete anche a “Meter o Rossio na Rua da Betesga”! Il Rossio, ufficialmente Praça Dom Pedro IV, è una delle più grandi piazze della capitale, sulla quale si aggetta il monumentale Teatro D. Maria II. Dal canto suo, Rua da Betesga è una piccola stradina che collega le centralissime piazze del Rossio e da Figueira. Ed ecco che per dire “fare qualcosa di impossibile” possiamo provare a infilare il Rossio in Rua da Betesga!

Non restare lì impalato, “a ver navios”. È il momento di scoprire Lisbona.